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Orizzonti Dolomitici - di Massimo Dorigoni

Aggiornamento: 18 giu 2024

Alessia Sommadossi, la facilitatrice PSYCH-K® che guarda al mondo dell’arrampicata



È con grande piacere che in questi giorni abbiamo incontrato a Ranzo di Trento la giovane Facilitatrice PSYCH-K® Alessia Sommadossi. Naturopata e iridologa, nel tempo ha voluto approfondire, sia attraverso seminari tematici e formativi, sia sperimentando su se stessa, quante potenzialità sono celate nell’essere umano. Ne è uscita una chiacchierata amichevole che si è poi trasformata in una piacevole quanto significativa intervista.

Di Massimo Dorigoni.


Alessia, quale il ruolo della facilitatrice nell’attività sportiva?

La facilitatrice aiuta le persone a manifestare il proprio pieno potenziale attraverso la definizione di obiettivi.  Questi possono essere riferiti sia alla vita di tutti i giorni che interessare l’attività sportiva qualsiasi essa sia. Nello sport risulta molto importante il lato emotivo oltre a quello, naturalmente, della preparazione fisica. Quindi il mio compito in questo caso è aiutare la persona a superare delle difficoltà che incontra sul proprio cammino o affrontando un percorso che può essere quello sportivo.

Ognuno di noi sin dal concepimento e via via nel corso della propria vita registra a livello subconscio dei comportamenti automatici e quindi delle credenze/convinzioni in risposta agli stimoli esterni, le credenze non sono cattive di per sé ma alcune, nel tempo, si dimostrano fortemente limitanti. La nostra mente può essere vista come un computer in cui abbiamo installato dei programmi, credenze per l’appunto, che tendono a farci comportare in un certo modo. Con PSYCH-K® partiamo quindi da una condizione mentale desiderata o a un obiettivo che ci siamo prefissati per superare quelle difficoltà che ci impediscono, serenamente, di raggiungere quello che sarà poi un motivo di felicità. E di soddisfazione personale.

Alessia Sommadossi tra le sue amate montagne (foto archivio Alessia Sommadossi)


Veniamo al mondo verticale. Come può un facilitatore aiutare chi si approccia all’arrampicata ma che vede in questo sport dei limiti insuperabili?

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Nel mondo dell’arrampicata la facilitatrice è la persona che può aiutare a superare le proprie paure e a gestire le proprie ansie. Dietro ad ogni stato di difficoltà, dietro a ogni limite c’è, un nodo da sciogliere a livellosubconscio. La bella notizia è che tutti noi abbiamo la capacità di farlo ma soprattutto abbiamo già la soluzione dentro di noi, si tratta solo di usare la chiave giusta per aprire quella porta, nessuno e nessun ambito di vita escluso. Come dico io: il tuo eroe sei tu!!!!


Dei fattori però, come ci dicevi, che spesso non sono focalizzati allo sport ma che guardano al benessere della vita in generale…

Sovente le problematiche che abbiamo nel quotidiano si ripercuotono poi anche nelle attività sportive. Risolvendo le une poi automaticamente si risolvono gradualmente anche le altre. Si è potuto notare come il livello di prestazione sportiva aumenta se alla base abbiamo una vita serena e emozionalmente equilibrata.

(foto archivio Alessia Sommadossi)


Avvicinarsi a una parete può mettere in soggezione. Nella salita poi può far nascere in noi dell’ansia. Come superare questi ostacoli?

Possiamo lavorare in diversi modi, uno è quello di indagare le caratteristiche della paura e dell’ansia per trasformarle in qualcosa di diverso ma soprattutto di potenziante. Successivamente possiamo, sia porci degli step da superare, quindi come si fa un po’ in arrampicata curare passaggio per passaggio o, in alternativa puntare subito all’obiettivo finale. Questo cercando equilibrio tra le componenti: emotiva, spirituale e fisica.

Nel caso invece di una ripartenza dopo un trauma in parete, la caduta e la difficoltà poi a ricominciare un’arrampicata fluida e serena, può andare direttamente a dissolvere il trauma.

Tengo a precisare che PSYCH-K® non fa diagnosi e non fa terapia e che non è da intendersi come un trattamento psicologico o psicorapeutico.


La guida alpina trentina, di Madonna di Campiglio Bruno Detassis sosteneva che si arrampica prima con la testa, poi con i piedi e solamente alla fine con le mani.

Certamente. Non sempre la mente segue il fisico. Ci sono persone atleticamente preparate ma che non riescono poi nel momento dell’attività sportiva a dare il massimo. O comunque trovano degli ostacoli al momento della performance. Così succede di notare atleti non eccessivamente allenati che però riescono a essere al top perché mentalmente sereni. Nell’alpinismo in particolare, il fattore mentale è senza nessun dubbio il fattore talune volte decisivo per una salita di sicuro successo.


Che rapporto hai con la montagna e quali sono i tuoi orizzonti dolomitici?

La montagna per me è casa, è pace, talvolta è stata timore e sfida. Una sorta di specchio che ti mette davanti al tuo stesso “essere” in ogni momento.

I miei orizzonti dolomitici sono da scoprire, da esplorare… con la voglia di farlo!

 
 
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